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  • La Voce Del Crespi

Erasmus+ a Malaga: un'esperienza che supera le barriere culturali

Aggiornamento: 10 apr 2019

Sei ragazzi italiani, cinque rumeni, cinque bulgari, cinque lettoni, sei turchi, e i loro professori tutti accolti da ragazzi spagnoli che sfoggiano le bandiere dei paesi da cui provengono gli studenti che stanno incontrando per la prima volta. "Sembra quasi una barzelletta" dico, quando racconto di questa esperienza, invece no, si chiama Erasmus+: è un progetto a cui partecipa la mia classe, è promosso e finanziato dall'Unione Europea e prevede la mobilità di studenti dei paesi aderenti all'iniziativa che viaggiano e ospitano a turno.


Io ho partecipato alla prima tappa e sono andata in Spagna, a Malaga, dall'11 al 16 febbraio 2019 con altri miei cinque compagni di classe (Deborah, Marta, Mia, Nicholas e Jacopo).

Il tema di questa mobilità dell’Erasmus+ è "Technology Addiction in Adolescents". La tappa di Malaga era incentrata in particolare sull’argomento "Game Addiction" sul quale abbiamo preparato ed esposto a turni, una ricerca e dei sondaggi fatti a scuola. Successivamente siamo stati divisi in gruppi misti e una delle attività è stata simulare delle interviste proprio su questo. Oltre che una sensibilizzazione, questo lavoro ha rappresentato una "spinta" a socializzare con gli altri.


Quando ci diedero il benvenuto a scuola con le bandiere io e il mio gruppo eravamo, forse, un po' prevenuti: ci immaginavamo i pregiudizi che gli altri potevano avere nei nostri confronti ed avevamo in realtà noi stessi dei pregiudizi verso di loro. Mai ci saremmo immaginati, in quell'istante, che i visi che stavamo osservando con tanta indifferenza, la quale era volta a mascherare la nostra curiosità, sarebbero diventati visi amici, con cui confrontarsi, condividere un'esperienza del tutto nuova, unica e anche un po' strana. Mai ci saremmo aspettati che potesse nascere un'amicizia che andasse veramente al di là di quei nostri pregiudizi. Ho avuto l'opportunità di superare barriere linguistiche e culturali e andando oltre ad esse mi sono resa conto di quanto fossimo tutti "uguali" nella diversità. Questo mi hanno insegnato questi cinque giorni di Erasmus+, fra i video e lavori di gruppo, le visite alla città, le passeggiate di sera sul lungomare, la gita ad Antequera, la cena/festa d’addio di San Valentino e molti altri momenti: alla fine eravamo un gruppo di adolescenti che avevano la stessa voglia di vivere quest'esperienza al massimo, conoscere cose nuove, divertirsi, parlare seppur in una lingua che non era la nostra, fare foto per Instagram...

Nonostante non sia stato sempre facile comunicare in inglese, ciò che mi ha colpito è che la lingua straniera era diventata "viva", cioè ci dava l'opportunità di conoscere chi avevamo di fronte e non era più solo un'ora di scuola passata a ripetere le solite regole grammaticali.


Ancora oggi, un mese dopo, sono in contatto con alcuni ragazzi e parlandoci, mi rendo conto di non essere l'unica nostalgica nei confronti di questa esperienza, e neanche l'unica a pensare di essere stata fortunatissima poichè l'Erasmus + non è un'esperienza che capita a tutti: in questa circostanza mi sono sentita "piccola" e "grande" allo stesso tempo perchè parlando con queste persone e realizzando la varietà di cultura presente anche solo fra questi cinque paesi europei, mi sono accorta di quanto davvero il mondo sia grande (quotidianamente, non te ne accorgi) ; ma io stessa mi sono sentita "grande" per aver partecipato a un'esperienza che mi è sembrato rendesse le nostre culture più vicine, unite e non così estranee.

Passo il testimone ai miei compagni, che parteciperanno alle tappe in Romania (a maggio), Lettonia e Bulgaria. Auguro anche a loro di vivere l’Erasmus+ come l’ho vissuto io, nonostante l’amarezza che provo nel non poter partrire di nuovo, ma con la felicità di aver avuto questa opportunità e aspettando la tappa in Italia, nel 2020.


Valeria Bertino






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