Matilde, studentessa della 4EL, ci racconta il semestre che ha vissuto in Australia.
Trascorrere sei mesi all’estero in uno stato dall’altra parte del mondo come l’Australia è un’esperienza molto complicata e affascinante allo stesso tempo. In questa intervista, Matilde ci racconta la sua esperienza.
Dove hai trascorso il semestre?
A Sydney, nel quartiere Maroubra: mi trovavo a circa 30 minuti dal centro in autobus e a 10 minuti dalla scuola e dalla spiaggia.
Qual è stato il momento più bello?
Quando ho iniziato ad andare a scuola, ero ansiosa perché non conoscevo nessuno. Fin da subito però, i ragazzi sono stati molto gentili con me e per questo mi sono sentita sollevata.
Ti sei adattata velocemente alle nuove abitudini?
Le prime settimane sono state abbastanza complicate perché la routine era molto diversa, ma nel complesso mi sono adattata velocemente e dopo poco tempo riuscivo già a pensare e rispondere solo in inglese: l’italiano era ormai un vecchio amico!
Quando in Australia si parla dell’Italia, quali sono le prime parole che vengono in mente?
Pizza e pasta sono i primi vocaboli ai quali pensano gli australiani. Purtroppo si parla poco delle bellissime città che abbiamo lungo le coste e ci si focalizza molto sul cibo.
Qual è stata la maggior difficoltà che hai dovuto affrontare?
Il periodo di due settimane di vacanza tra i due “term” (un “term” dura due mesi e mezzo): le quattro ragazze e il ragazzo che erano con me nel primo “term” sono tornati nei loro stati e perciò sono rimasta da sola. Non avevo fatto amicizia con gli australiani e quindi non sapevo che cosa fare: alcuni giorni sono rimasta a casa, altri sono andata in spiaggia, ma sempre da sola.
Fortunatamente, dopo cinque giorni, i compagni di scuola australiani hanno iniziato a scrivermi e a coinvolgermi nel loro gruppo. Da quel momento ho instaurato un bellissimo rapporto e ho fatto più amicizia con loro che con i ragazzi, soprattutto italiani, del secondo “term”.
C’è stato un momento in cui hai avuto “saudade” (ndr nostalgia) della tua vita in Italia?
In generale no, perché mi trovavo benissimo e la famiglia che mi ospitava mi trattava talmente bene che non sentivo nostalgia. Ho sentito la mancanza della mia famiglia solo in alcuni momenti, come il compleanno di mia sorella, perché avrei voluto farle gli auguri di persona o la comunione di mia cugina.
La consiglieresti come esperienza? Perché?
Sì, perché ti fa crescere come persona. Ho imparato ad essere indipendente e a prendere decisioni per me stessa. Inoltre, grazie a questa esperienza, si possono visitare stati diversi dal nostro e ci si arricchisce culturalmente.
Ti senti cambiata da quando sei tornata in Italia?
Sì. Prima di partire ero molto più timida e introversa rispetto ad oggi. In Australia, ho imparato ad essere più espansiva con gli altri, perché essendo da sola dovevo creare rapporti umani che mi potessero aiutare a superare le difficoltà e a non sentirmi troppo sola.
E voi fareste sei mesi lontano da casa?
Alessandro Gallazzi
Comments